Piadina romagnola

La Piadina romagnola

In tanti la imitano ma solo una è l’originale: quella fatta in Romagna seguendo pedissequamente la ricetta di Pellegrino Artusi. La piadina romagnola è, forse, il prodotto enogastronomico che rappresenta per antonomasia la terra in cui è nata. Gustata con formaggi tipici, in primis lo squacquerone, oppure accompagnata ad affettati o insaccati come la salsiccia, costituisce un secondo piatto veloce e sfizioso.

Al bando macchinette tira pasta pasta e impasti pronti: la piadina romagnola va tirata rigorosamente al matterello, cotta preferibilmente su una teglia di terracotta e mangiata ancora calda. Soffice e fragrante, la ricetta originale prevede l’uso dello strutto di Mora Romagnola, antica razza suina autoctona.

Antichissime le sue origini: della piadina si parla in un documento del 1371 della comunità di Modigliana che si impegnava a cederne due all’anno come tributo alla Chiesa. Anche se diverse sono le tracce della piadina nei secoli, è nel XX secolo che si afferma con successo anche grazie al turismo di massa. Di pari passo al successo della riviera romagnola, una delle mete più scelte dagli italiani per le vacanze, la piadina diviene ben pesto un alimento di consumo da preparare e gustare anche fuori casa.

Ancora una volta, anche in questo caso, ogni famiglia tramanda la propria ricetta e, ogni capoluogo romagnolo, la prepara con piccole differenze. Se, infatti, la piadina di Rimini è sottile e di dimensione maggiore, quella forlivese ha certamente diametro inferiore ma ha decisamente uno spessore maggiore.

Una cosa, però, è certa: se la si vuole vendere e chiamare “piadina romagnola” con tanto di marchio Igp, deve essere prodotta in Romagna. A decretarlo è stata una sentenza del tribunale, pronuncia tutt’altro che scontata che ne protegge la peculiarità. Vessillo della Romagna nel mondo, la piadina ha ottenuto la certificazione IGP nel 2014.